sabato 7 dicembre 2013

Olocausto Cristiani in Siria

Siria: l’olocausto cristiano

“Finita la tragedia dopo aver svuotato gli arsenali e dato lavoro alle proprie industrie, si presenteranno per ricostruire la Nazione. Con la fattura da pagare: se il denaro non sarà disponibile, sistemeranno i conti portando via quello che troveranno, petrolio o gas che sia. Se non ci sarà nessuna risorsa, il popolo lavorerà come schiavo” (Mons. Nazzaro, Vescovo di Aleppo)


Il massacro dei cristiani siriani
L’Arcivescovo siro-ortodosso Alnemeh: “A Sadad il più grande massacro di cristiani in Siria”
Sadad  – “Quello avvenuto a Sadad è il più grave e ampio massacro di cristiani avvenuto in Siria da due anni e mezzo”: è perentorio l’Arcivescovo Selwanos Boutros Alnemeh, Metropolita siro-ortodosso di Homs e Hama, nell’illustrare a Fides il tragico bilancio di vittime nella cittadina cristiana di Sadad, invasa dalle milizie islamiste una settimana fa e poi riconquistata dall’esercito siriano. “I civili innocenti, martirizzati senza alcun motivo, sono 45, e fra loro diverse donne e bambini, molti buttati in fosse comuni. Altri civili sono stati minacciati e terrorizzati. I feriti sono 30 e le persone scomparse sono tuttora 10. Per una settimana, 1.500 famiglie sono state tenute come ostaggi e scudi umani. Fra loro bambini, vecchi, giovani, uomini e donne. Alcuni di loro sono fuggiti a piedi percorrendo 8 km da Sadad ad Al-Hafer per trovare rifugio. Circa 2.500 famiglie sono fuggite da Sadad, portando con sé solo i vestiti che avevano indosso, a causa dell’irruzione dei gruppi armati e oggi sono profughi sparsi tra Damasco, Homs, Fayrouza, Zaydal, Maskane, e Al-Fhayle”.
L’arcivescovo prosegue manifestando tutta la sua amarezza: “In città mancano del tutto elettricità, acqua e telefono. Tutte le case di Sadad sono state derubate, e le proprietà saccheggiate. Le chiese sono danneggiate e dissacrate, private di libri antichi e arredi preziosi, imbrattate di scritte contro il cristianesimo. Le scuole, gli edifici governativi, gli edifici comunali sono distrutti, insieme con l'ufficio postale, l'ospedale e la clinica. Ai bambini di Sadad è stato rubato il futuro. Molte case non potranno nemmeno essere ricostruite”.
“Quanto accaduto a Sadad – afferma – è il più grande massacro dei cristiani in Siria e il secondo in tutto il Medio Oriente, dopo quello nella Chiesa di Nostra Signora della Salvezza in Iraq, nel 2010”.
L’Arcivescovo Selwanos Boutros Alnemeh conclude: “Abbiamo gridato soccorso al mondo ma nessuno ci ha ascoltati. Dov'è la coscienza cristiana? Dov'è la coscienza umana ? Dove sono i miei fratelli? Penso a tutte le persone sofferenti, oggi nel lutto e nel disagio: ho un nodo alla gola e mi piange il cuore per quanto è successo nella mia arcidiocesi. Quale sarà il nostro futuro? Chiediamo a tutti di pregare per noi”.
Sadad è una piccola città di 15.000 persone, in maggioranza cristiani siro-ortodossi, situata 160 km a Nord di Damasco. Conta 14 chiese e un monastero con quattro sacerdoti. La città era rimasta finora fuori dal conflitto. 

Mons. Nazzaro (Aleppo): "stiamo facendo soffrire un popolo intero"
“Le ultime notizie di cui sono in possesso risalgono a quattro giorni fa. Ad Aleppo mancano acqua, luce, gasolio, benzina. La popolazione si sta preparando a trascorrere un altro inverno con il freddo o il gelo, perché la temperatura scende sotto lo zero”. 
Monsignor Giuseppe Nazzaro, vescovo emerito di Aleppo, ospite in questi giorni della parrocchia della cattedrale di Crema, racconta così al Sir la situazione nella città siriana, tra le più martoriate in questo conflitto. Il motivo? “I terroristi impediscono che gli approvvigionamenti arrivino in città”. 
Non usa mezzi termini il presule per denunciare questo stato di cose: “Mi domando chi ha voluto e continua a volere che si arrivasse a ciò. Tutto il mondo si deve porre la questione e dare una risposta. Stiamo facendo soffrire un popolo intero; le famiglie sono sradicate dalle proprie case. E i profughi aumentano: per quanto ne so, fino a novembre 2012 a Lampedusa o sulle spiagge della Sicilia non arrivavano profughi siriani. Siamo noi stessi che abbiamo creato i profughi, con le armi vendute ai terroristi”. 
Mons. Nazzaro punta l’indice anche contro la propaganda dei media: “Trovo inammissibile che ci accontentiamo delle fandonie che ci propinano certe televisioni e certi giornali, la realtà è un’altra. Si stanno ammazzando due fronti, l’opposizione che aveva chiesto le riforme non esiste più. Oggi in Siria ci sono terroristi che provengono da 80 Paesi. A questi interessa vendere le armi e lasciano che avvenga la distruzione”. 
 “Finita la tragedia - aggiunge il vescovo - dopo aver svuotato gli arsenali e dato lavoro alle proprie industrie, si presenteranno per ricostruire la Nazione. Con la fattura da pagare: se il denaro non sarà disponibile, sistemeranno i conti portando via quello che troveranno, petrolio o gas che sia. Se non ci sarà nessuna risorsa, il popolo lavorerà come schiavo. Questa - conclude - io la chiamo neocolonizzazione”.

Qui Damasco: anche oggi il dolore ci ha visitato
Carissimi, oggi è una giornata molto brutta. Da quando sono rientrato in patria, la tragedia sulla zona Cristiana di Damasco continua, ed i colpi di mortaio non hanno pietà di nessuno.    
Da quando è stato colpito il bus della scuola una settimana fa causando la morte di 5 bambini e ferimento di altri 20, le mamme dei ragazzi delle scuole hanno deciso che non mandano più i loro figli a scuola. I colpi di mortaio arrivano tutti i giorni, al mattino presto all’ora dell'entrata in scuola ed al pomeriggio all’ora di uscire.
In questa settimana la zona nostra (Kassa-Bab Tuma) ha avuto più di 50 colpi di mortaio. Solo oggi sono arrivati più di 15 colpi. Dove colpiscono? Colpiscono soprattutto i luoghi di raduno (piazze – scuole – fermate di bus- mercato- chiese).
Stamattina è morto un mio caro vicino della casa dove sono nato. Siamo stati vicini di casa per più di 20 anni. Lui stava andando a scuola perchè fa l’insegnante ed il colpo del mortaio ha colpito la sua macchina causando la sua morte e ferendo altri due insegnanti che erano dentro la macchina con lui, e non si sa ancora se vivranno o no. 
Mentre stavo scrivendo queste parole sono stati colpiti altri due bus della scuola che portavano gli insegnanti, e non sappiamo quanti sono i feriti o i morti. Noi non mandiamo i nostri figli a scuola, ma gli insegnanti devono andarci.    
Ieri la deputata Maria Saadeh ha parlato nel parlamento siriano dicendo: “Perchè gli studenti delle scuole sono diventati un obiettivo? Come facciamo a proteggere i nostri figli? Noi stiamo affrontando una grande guerra e vivere come martiri fa parte del nostro destino e del nostro dovere. Ma quando la Guerra tocca i nostri figli nelle loro scuole ed in modo ben studiato, questo va oltre le leggi delle guerre, questo si chiama Crimine contro l’umanità, e tutti devono assumere la responsabilità sia all’interno del paese che all’esterno. Perciò chiedo a tutti voi parlamentari di scrivere una lettera e mandarla a tutti i parlamentari di tutto il mondo ed agli organi internazionali. In questa lettera chiediamo loro di muoversi e di assumere le loro responsabilità davanti a quello che si sta succedendo ai nostri figli. Perchè i bambini fanno parte sia della nostra responsabilità che di quelli che si  occupano dei diritti dei minori…”
Ormai noi siriani cristiani sappiamo benissimo che siamo nel mirino di questi fanatici Whaabiti aiutati dai paesi di Qatar e Arabia Saudita e Turchia. Ma l’Europa sa questo? La chiesa cattolica lo sa? Sanno che Saydnaia è in questi giorni sotto l’attacco dei gruppi fanatici?  Sanno che Aleppo sta soffrendo la totale mancanza dei viveri (acqua-luce-benzina-cibo…)? Sanno che il fanatismo sta arrivando a casa loro?
La domanda che faccio a voi in Italia è questa: Perchè la Rai non ha parlato e non parla degli scolari che ogni giorno stanno morendo per colpa di mortai?… ha parlato di una manifestazione a Milano fatta ieri per il compleanno di padre Paolo ma niente dei bambini che muoiono in Siria: loro non hanno nessun valore?   
Basta sangue... Ricordatevi di noi, 
Samaan 
Damasco, 18 novembre 2013

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