lunedì 31 gennaio 2011

L'Evoluzionismo

L'evoluzionismo degli ignoranti

In particolare, discipline scientifiche come la Genetica e la Geologia, stanno mettendo in crisi a forza di prove, l'ottocentesca teoria darwiniana che ha spadroneggiato fino a pochi anni fa.



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La Genetica, specialmente dopo i recenti progressi della mappatura del DNA di varie specie animali, ha sollevato molti dubbi e altrettante critiche riguardo ai concetti fondamentali dell'evoluzionismo classico. Secondo molti ricercatori infatti, non sarebbe possibile il principio di specializzazione, sbandierato dai darwinisti. Tale principio, alla base della teoria, prevede che una specie possa originare da un altra e nel caso classico, tale principio è alla base della nostra presunta discendenza dalle scimmie antropomorfe.
La Longisquama: il fossile ritrovato si rivelò poi un clamoroso falso, assemblato per l'occasione
Varie osservazioni di lettori più o meno ostili mi obbligano a tornare sul tema dell'evoluzionismo e della teoria che vi si oppone, «intelligent design» (non «creazionismo»). A questo mi spinge anche un senso di pietà.
C'è in giro una incredibile ignoranza, colpa della cosiddetta pubblica istruzione, del fatto che ormai, senza fabbriche e industrie, la gente è lontana dalla tecnica e dal modo di pensare scientifico (un operaio della Breda anni '50 sapeva più di fisica che un bocconiano), e della superficialità che è il modo di vita della massa umana.

Evoluzione è, per gli evoluzionisti, ben altra cosa: il passaggio da una specie inferiore ad una superiore, dal rettile all'uccello, da quello al mammifero. Dalla coppia di scimpanzé o di australopitechi, nasce un bambino umano.
Le modeste variazioni osservate da Darwin (poveretto, non sapeva ancora nulla del DNA) in animali confinati in qualche isola del Pacifico per selezione naturale «non» sono evoluzione: sono variazioni all'interno della specie fissa.
Non si è mai constatato un solo passaggio da una specie a un'altra. Il famoso «anello mancante», continuamente «scoperto», è stato continuamente smentito: dall'archeopterix al pitecantropo al Longisquama (dinosauro pennuto, scoperto falso) all'uomo di Piltdown (altro falso), tutti sono stati bocciati come anelli mancanti.
La paleontologia trova, negli strati fossili, processi del tutto diversi dall'evoluzione. Constata periodiche esplosioni di forme viventi, a cui seguono massicce estinzioni. Tra l'altro (breve parentesi) il passaggio evolutivo a forme di vita «superiori», grazie al caso e alla selezione naturale, contrasta con il «secondo principio della termodinamica». In base a questo principio, il caso aumenta l'entropia, non la diminuisce. Se prendete un boccale con uno strato di palline bianche e sopra uno strato di palline nere, e agitate bene, in breve le palline si mescoleranno: entropia, il degrado irreversibile di ogni e qualunque ordine. Se sperate di riuscire, a forza di agitare, a rimettere i due strati di palline come erano prima, potete agitare il boccale per millenni: «mai più» le palline torneranno in ordine. Per farlo, dovete gettare le palline sul tavolo e fare una cernita, facendo due mucchietti, uno bianco e uno nero. Questo si chiama «aggiungere informazione» al sistema, ed è un intervento «esterno e intelligente». E se ne era reso conto, alla fine della vita, lo stesso Darwin. 

 

Il darwinismo era la teoria mitologica iniziale, quella che vedeva la «lotta per l'esistenza». La cosa è ripetitiva. Stephen J. Gould, in quanto marxista, ha abbandonato il mito evoluzionista dei piccoli graduali miglioramenti per gli «equilibri puntuati»: esplosione improvvisa di nuove specie, senza transizione (Gould era un paleontologo). 

Presa alla lettera, la teoria di Gould direbbe: un bel giorno, da due rane (anfibi) è nato un rettile; un altro giorno, da due rettili è nato un uccello; ancora più avanti, da una coppia di uccelli un mammifero, o un marsupiale. E da due scimmie, un bambino umano. Una catena di miracoli mai constatati, da far impallidire d'invidia ogni creazionista biblico.
Ma prima di interloquire, molti dei miei interlocutori dovrebbero interrogarsi su se stessi: da dove viene la rabbia, l'odio con cui difendono l'evoluzionismo? La furia personale, il disprezzo, con cui attaccano chi gli propone (non gli impone) un'altra ipotesi? L'odio non è mai un segno di alta evoluzione. 

 
L'odio per le idee nuove e mai sentite prima è un sintomo di involuzione gravissima che denuncia la discesa dal livello umano –l'uomo che sopravvive è aperto alle idee, la sua «nicchia ecologica» non è la natura, ma la cultura, non il mondo esterno, ma l'interiore, dove progetta, sogna e rinnova– verso quello entomologico. 

 
Le formiche non hanno bisogno di idee nuove, perché fanno tutto sempre allo stesso modo da milioni di anni. Se una formica volesse dire una cosa diversa, il formicaio la aggredirebbe come un «intruso».
Temo infatti che questo sia il destino dell'uomo ultimo: ci stiamo trasformando in un formicaio, vogliamo diventare api e formiche. L'involuzione della specie.

Maurizio Blondet
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