Una voce del glossario ragionato di bioetica a proposito della parola "Famiglia" e che esprime un concetto che non ha alcun bisogno di essere spiegato ma che e' oggetto di distorsione da parte del mondo liberale laico-illuminista che vuole ingannarci attraverso pure invenzioni dialettiche imposte in maniera dittatoriale attraverso leggi inique.
Redazione
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Realismo
La parola matrimonio deriva dal latino matrimonium, ossia dall’unione
di due parole latine, mater, madre, genitrice e munus, compito, dovere;
il matrimonium era nel diritto romano un “compito della madre”,
intendendosi il matrimonio come un legame che rendeva legittimi i figli
nati dall’unione. Analogamente la parola patrimonium indicava il
“compito del padre” di provvedere al sostentamento della famiglia. La
famiglia ha la sua radice nella protezione del debole – famulus – che
storicamente è la donna e la prole. Dunque il primo passo è un gesto di
affetto, il secondo è un contratto che ha una valenza sociale, perché la
società si fa garante della difesa dei suddetti soggetti deboli
attraverso la famiglia e perché la famiglia è non solo una cellula della
società ma la risorsa principale in quanto motore dell’economia e della
progettualità. La famiglia pertanto è l’unione di un uomo e di una
donna che ha per fisiologico e indiscutibile risultato la prole. Altre
forme di convivenza, che non prevedono almeno come possibilità il
concepimento di figli sono rispettabili ma non sono una famiglia.
La ragione
Cosa ci importa realmente della famiglia? È un legame naturale
indissolubile quello che lega i genitori ai figli, anche nelle famiglie
più burrascose e disorganizzate ed è un legame che crea benessere; per
questo la società ha interesse di tutelarlo e di agevolarlo. Il legame
tra uomo e donna nel matrimonio, pur non essendo genetico, non ha solo
una funzione di contratto, ma di parabiosi, cioè di somministrazione
reciproca di vita. In altre parole, chi si sposa acquista una natura
diversa, perché allarga il suo essere al coniuge.
Tutelare la famiglia rispetto ad altre forme di vita in comune? Certo
il matrimonio può diventare una caricatura e spesso lo è diventato,
quando le due dimensioni ( classicamente definite eros e agape) “si
distaccano completamente l’una dall’altra”, cosa che avviene quando la
dimensione di contratto prevale. Questo si è sempre verificato, con
matrimoni combinati, di convenienza, imposti; ma ora sembra essere la
norma. Allora altre forme di presenza sociale – persone che scelgono di
vivere da sole o coppie che non accettano un legame stabile – trovano
spazio nella società, ma non sono una famiglia, proprio per l’assenza
del concetto di base: accettare un legame “parabiotico” nell’interesse
del più debole, capace di concepire una vita nuova. La famiglia è base
di consistenza della società, sia per un fatto etico sia per un fatto
economico; per questo sostenere le famiglie e favorirne la costituzione è
un atto che la società fa nel suo stesso interesse. Una società moderna
che non favorisce le famiglie nella misura della loro numerosità e
bisogni è una società morente, dato che le famiglie ne garantiscono la
forza morale e ne esercitano l’azione di ammortizzatore economico in
momenti di crisi.
Il sentimento
Non si può pensare alla famiglia solo come ad un contratto; quando se
ne parla in questi termini – fosse anche per sostenerne l’utilità – si
distrugge l’idea stessa di famiglia. E paradossalmente non se ne può
parlare solo in termini di “amore” o “innamoramento”, perché ci sono
periodi duri in cui nella famiglia scoppiano conflitti, pur restando una
famiglia. Si parli allora di famiglia pensando ad un luogo di
accoglienza, condivisione, costruzione e creazione, in cui tutti i
giorni si cerca di guardare con uno sguardo positivo al destino degli
altri.
di Carlo Bellieni