Battesimo Principessa Indiana |
Mi ha sempre affascinato la vita di san Francesco Saverio, il grande missionario dell’Oriente. C’è qualcosa di misterioso e di incomprensibile nella sua vita. Ma ci pensate?
Andare da solo verso terre sconosciute. Senza conoscere né lingue né usanze dei tanti popoli che doveva incontrare. Senza portarsi nulla.
Tutto abbandonato alla Provvidenza e forte dell’ordine di sant’Ignazio di Loyola, suo superiore. Aveva un solo desiderio: portare Gesù a tutti.
Tempo fa, era sera, mi accingevo ad andare a dormire, quando alla radio, in una trasmissione in cui, guarda caso, si parlava di missioni, sentii da un sacerdote che operava nel Bangladesh una frase che mi fece trasalire: “…noi sacerdoti cattolici in Bangladesh non invitiamo le persone del posto a battezzarsi. Perché, se lo facessimo, le esporremmo al pericolo di ritorsioni da parte dei musulmani.”
Cercai di non pensarci, ma poi, dopo le preghiere, a letto, approfittando del silenzio (nella mia casa insolito per figli che scorazzano a destra e a manca) il pensiero andò a san Francesco Saverio e a ciò che avevo appena ascoltato alla radio. Lui avrebbe ragionato in quel modo?
Parliamoci chiaro. C’è qualcosa che non quadra in una certa pastorale cattolica sulle missioni. Ho l’impressione che la storia di tante conversioni al Cattolicesimo non abbia più alcun significato. Quanti, prima di convertirsi, ci hanno lungamente meditato, quanti hanno sofferto; quanti hanno voluto convertirsi pur sapendo di rischiare la vita…e c’è chi l’ha persa! Ma oggi incombe un pericolo sulla memoria di costoro. Sul loro gesto si è anche generosi.
Chi si permetterebbe di discutere sulla coerenza e la passione di una conversione e sulla passione e la coerenza di morire per qualcosa e per qualcuno. Ma è un altro il pericolo che incombe. Ed è molto più preoccupante. E’ l’opinione dei Cristiani sul significato del loro gesto. Se tutte le religioni si equivalgono –perché tutte sarebbero capaci di salvare- allora che valore può avere la conversione? Ecco perché, oggi, molti Cattolici si limitano ad una formale ammirazione verso un gesto coerente e coraggioso come la conversione, ma, in sostanza, lo ritengono non necessario. La conversione al Cattolicesimo spolpata e ridotta ad involucro, così come un frutto saporito di cui, stranamente, si scarta la polpa succosa e si decide di conservarne la buccia.
Ora, tutto questo nasce sì da questioni teologiche (Che valore ha la Chiesa?
Davvero la Chiesa è stata voluta e fondata da Cristo? E’ proprio vero che fuori della Chiesa non vi è salvezza?), ma anche da un nuovo e diverso modo di affrontare le grandi questioni attinenti allo studio delle religioni (Perché esistono tante religioni? Le religioni non cristiane sono anch’esse vie di salvezza? Ecc…).
Negli articoli che si potranno leggere su questo sito, tra le altre cose, mostrerò le differenze che vi sono tra il Cristianesimo e le altre religioni. Tutto questo per uno scopo che non voglio nascondere: dimostrare la superiorità (sì, avete capito bene: la su-pe-rio-ri-tà!) del Cristianesimo. Mi interessa poco se questa chiarezza possa essere giudicata “poco corretta” teologicamente, politicamente, culturalmente…mi interessa solo rendere un umile servizio ai lettori che desiderano capire per poter giudicare.
E -perché no?- anche per entusiasmarsi di più del proprio essere cristiani.
Questo non vuol dire che bisogna mancare di carità. Guai, se si cadesse in questa tentazione! Il giudizio sulle singole coscienze spetta solo al Signore. Ma questo non ci esime da un dovere, che è il giudicare l’errore così come oggettivamente si presenta. E questo per amore! Per amore di chi ancora non conosce la verità. E per amore di chi può venire facilmente confuso da un clima in cui si tende ad annullare ogni differenza. D’altronde lo spirito missionario è stato sempre contrassegnato dall’amore a Dio come fonte dell’amore ai fratelli, di quei fratelli ancora lontani dalla verità. Solo chi è egoista, scoperto un tesoro, decide di tenerlo per sé senza condividerlo.
Ho iniziato ricordando san Francesco Saverio. Cosa lo spinse così lontano se non l’amore a Dio e ai fratelli? Siamo agli antipodi dell’egoismo!
Corrado Gnerre
Fonte www,appuntiitaliani.com