domenica 17 marzo 2013

Eugenio Zolli . Il rabbino convertito.

L'Ebreo  Israel Zoller  che si battezzo' in  Eugenio Pio Zolli 


Una testimonianza dell'intervento Divino che smentisce  il falso ecumenismo tanto di moda.Il rabbino capo di Roma durante la Seconda Guerra Mondiale, Israel Zolli, si convertì al cattolicesimo. Scelse di farsi battezzare, nel 1945, col nome di Eugenio Pio, in onore di Pio XII (al secolo Eugenio Pacelli), come segno di gratitudine per tutto quello che il Papa aveva fatto per il popolo ebraico durante la persecuzione nazista. Anche la moglie Emma e la figlia Myriam si convertirono.

Zolli divenne un importante studioso della Sacra Scrittura. Si concentrava soprattutto sullo studio delle profezie anticotestamentarie compiutesi nella persona di Gesù Cristo. Sperava che tutto il suo popolo d’origine avrebbe riconosciuto, finalmente, in Gesù Cristo il messia promesso dal Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe.


Verso i primi anni Cinquanta del secolo scorso – quando i suoi studi divennero famosi in tutto il mondo, ma soprattutto furono osteggiati nel novello stato israeliano –  fu contattato da alcuni pastori protestanti, i quali gli chiesero un incontro privato. Zolli era un po’ perplesso, ma accettò.

I “buoni pastori” protestanti offrirono a Zolli ingenti somme di denaro affinché, con i suoi studi sulla Sacra Scrittura, trovasse le “prove” della falsità del primato di Pietro. Zolli rifiutò con sdegno e indicò loro la porta. I pastori, prima di lasciare la stanza, gli chiesero perché avesse “scelto” la Chiesa cattolica e non una di quelle protestanti.

Il prof. Zolli, sorridendo, rispose: «Non voglio mettere in imbarazzo nessuno chiedendo: “Perché avete aspettato millecinquecento anni prima di protestare?”. La Chiesa cattolica fu riconosciuta nel mondo cristiano come la vera Chiesa di Cristo per quindici secoli consecutivi. E nessuno può fermarsi alla fine di questi 1500 anni e dire, solo allora, che la Chiesa cattolica non è la Chiesa di Cristo, senza mettersi in un serio imbarazzo. Posso ammettere l’autenticità di una sola Chiesa, quella annunciata a tutte le creature dai miei stessi antenati, i dodici apostoli che, come me, sono usciti dalla Sinagoga».


BIBLIOGRAFIA

“Il Rabbino che si arrese a Cristo”, di Judith Cabaud  (San Paolo, 2002).

 http://www.papalepapale.com



 
Il caso Zolli 
Anche oggi il “caso Zolli” è un “nervo scoperto” per l’ebraismo italiano.

Non solo perchè il rabbino capo di Roma si convertì al cattolicesimo: ma anche e soprattutto per le vicende oscure di cui si macchiò la comunità israelitica romana – nei suoi vertici – quando con il crollo del regime fascista, Roma cadde in mano ai nazisti (1943).

Infatti l’ebraismo italiano, assimilato col Risorgimento e pienamente integrato col Regime, non si aspettava di essere tradito ed osteggiato da quest’ultimo.

Siccome Zolli era di parere contrario nel 1937-‘38 avvertì che le varie comunità israelitiche d’Italia, e specialmente quella di Roma, correvano un serio pericolo (dato il “patto Roma – Berlino e le “leggi razziali”), fu messo da parte e calunniato – in un primo tempo (1938) – dai vertici della Comunità israelitica romana. In un secondo tempo (1944 –‘45) - quando si convertì al cattolicesimo – addirittura fu preso come capro espiatorio sul quale far ricadere tutte le colpe; ossia le responsabilità dei vertici israelitici romani che si prestarono, prima (sino al ’43) come collaboratori dell’OVRA; poi come spie delle S.S., a rassicurare gli ebrei (i “piccoli pesci”) che nulla sarebbe cambiato (1938) e quindi (1943) denunciandoli alle S.S. per farli deportare, salvando così la vita dei “pezzi grossi”.

Mentre il Vaticano – tanto criticato a partire dal 1962 – alcune note di protesta ufficiale – tramite il vescovo Alois hudal – ai comandi militari tedeschi, sin a partire dal 1935.

Durante l’occupazione di Roma e specialmente il 16 ottobre 1943, il Vaticano – tramite Hudal – disapprovò per iscritto la razzia del ghetto romano e annunciò alla Germania una futura protesta pubblica da parte di Pio XII, se la razzia non fosse cessata. Fu così che soltanto mille ebrei, su diciassettemila, furono deportati da Roma. 



Proprio Alois Hudal ha narrato di come il presidente della Comunità israelitica romana Ugo Foà, avesse destituito il rabbino capo Israel Zolli, poichè metteva in guardia i vertici della Comunità sul pericolo di deportazione. Invece Foà, “legato a filo doppio” con l’OVRA, non voleva prendere in considerazione l’eventualità prospettata da Zolli. Così iniziò la campagna diffamatoria contro di lui, la sua destituzione e l’accusa di ogni responsabilità riguardo alle persecuzioni degli ebrei e soprattutto alla deportazione del 16 ottobre 1943.

Però quando gli americani entrarono a Roma (14 giugno 1944), il governatore militare del Lazio, Charles Poletti, sciolse i vertici della Comunità israelitica romana, poichè compromessi con il fascismo.

Il rabbino John Pollock (colonnello dell’esercito americano), avviò un’inchiesta su Foà (che fu ritenuto responsabile di stretta collaborazione con l’OVRA); mentre Israel Zolli risultò innocente e fu reintegrato nella carica di rabbino capo.

Dopo circa un anno Zolli dette le dimissioni e si convertì al cattolicesimo, in seguito ad un’apparizione miracolosa del S. Cuore…

Introduzione  

Il 2 marzo 1956, moriva il professor Eugenio Zolli, ex Gran Rabbino di Roma, che il 13 febbraio 1945 era diventato cristiano, ricevendo il Battesimo.

Il professor Zolli si era recato da Padre Paolo Dezza S. J., Rettore dell’Università Gregoriana, per chiedergli di essere battezzato, il 15 agosto 1944, quando Roma era già stata invasa dalle truppe anglo-americane (4 giugno 1944), e gli Ebrei non avevano più nulla da temere; lo Zolli non cercava quindi protezione contro un’eventuale persecuzione. «Un motivo ben più alto e nobile aveva condotto il prof. Zolli al mio ufficio - scrive Padre Dezza - (...) egli non veniva a chiedermi un aiuto materiale, ma a manifestarmi la sua intenzione di divenire Cristiano. “Padre - mi disse - la mia domanda del Battesimo non è un do ut des. Domando l’acqua del Battesimo e nient’altro. Sono povero, i nazisti mi hanno portato via tutto; non m’importa, vivrò povero, morirò povero, ho fiducia nella Provvidenza”. Ascoltai commosso quelle dichiarazioni, (...) e la conversazione continuò rievocando l’evoluzione spirituale che da anni si era iniziata e sviluppata nell’animo del Gran Rabbino e l’aveva portato alla soglia del Cristianesimo» (1).  

La vita  



Eugenio Zolli era un ebreo di origine polacca; nato a Brodj, in Galizia, il 17 settembre 1881, il suo nome di nascita era Israele Zoller. La madre era discendente da una famiglia di Rabbini da oltre quattro secoli. Il giovane Israele frequentò prima l’Università di Vienna, poi quella di Firenze, ove si laureò in filosofia, studiando nello stesso tempo nel Collegio rabbinico. Nel 1911 fu nominato vice-rabbino a Trieste, città che apparteneva ancora all’Impero Austro-ungarico. Ma Israele si sentiva molto legato all’Italia e perciò rimase a Trieste anche quando questa passò sotto il dominio italiano. Nel 1920 fu nominato Rabbino Capo della città. Dopo la morte della sua prima moglie, sposò Emma Majonica, da cui ebbe una figlia, Myriam, ed entrambe lo seguirono nella sua conversione miracolosa. Nel 1933 ebbe la cittadinanza italiana e cambiò il cognome da Zoller in Zolli. Ottenne la cattedra di lingua e letteratura ebraica nell’Università di Padova. «Ma pochi anni dopo cominciò pure in Italia, sotto pressione della Germania, la campagna antisemitica, e cominciarono le difficoltà anche per Zolli, che dovette abbandonare l’insegnamento» (2). Nel 1940 fu nominato Gran Rabbino di Roma. «Purtroppo con l’occupazione di Roma da parte dei tedeschi, l’8 settembre del 1943, la situazione per gli Ebrei andò rapidamente peggiorando. Il 27 settembre il tenente colonnello Kappler, capo della polizia tedesca a Roma, intimò ai responsabili della Comunità ebraica di consegnare entro 24 ore 50 chilogrammi d’oro, con la minaccia, in caso contrario, della deportazione di tutti gli uomini ebrei residenti a Roma. La sera di quel giorno gli Ebrei avevano potuto raccogliere 35 chilogrammi d’oro; ne mancavano 15. Fu quando Zolli si recò in Vaticano per informare il Papa della tragica situazione e chiedere aiuto. L’aiuto gli fu assicurato, benchè non sia poi stato necessario, perchè gli altri 15 chili si erano potuti trovare nelle comunità cattoliche di Roma» (3). Ma nonostante la consegna dei 50 chilogrammi di oro, «la notte tra il 15 e il 16 ottobre più di duemila ebrei, uomini e donne, giovani e vecchi, furono brutalmente presi e deportati, mentre gli altri disperatamente cercavano rifugio. Moglie e figlia di Zolli avevano già trovato altrove asilo sicuro; egli fu accolto da due giovani sposi cristiani, di condizione operaia, che avendo perduto i loro genitori, lo assistettero come loro padre» (4). Quando Roma fu invasa dagli Anglo-americani, Zolli riprese il suo posto di Gran Rabbino, e nel luglio 1944 celebrò nella sinagoga di Roma una solenne cerimonia, radiotrasmessa, per esprimere la riconoscenza degli Ebrei al Sommo Pontefice Pio XII. Chiese ed ottenne di essere ricevuto in udienza da Papa Pacelli, il 25 luglio, per ringraziarlo personalmente, per quanto aveva fatto in favore degli Ebrei assieme ai Cattolici di Roma, aprendo loro conventi e monasteri. Allo stesso modo dopo il 1945 fu fatto per gli sconfitti dell’altra parte che cercavano scampo dalla persecuzione e dalla morte.

La conversione

Alla fine di quello stesso luglio 1944, Zolli era oramai pronto a fare il passo e diventare cristiano. «Era rimasto vicino ai suoi correligionari per tutto il periodo della dura prova... e ritornata la quiete e la serenità... poteva ritirarsi silenziosamente per seguire la voce del Signore.

Ciò spiega la visita che mi fece nell’agosto di quell’anno, col proposito di prepararsi convenientemente al suo ingresso nella Chiesa cattolica, in una forma discreta evitando contrasti e pubblicità» (5). La prima cosa da farsi era quella di dimettersi dall’ufficio di Rabbino. «Il Signore stesso gli faceva sentire che non era più al suo posto nella sinagoga. Vi fece l’ultima celebrazione nella festa dell’Espiazione, nel mese di settembre. (...) Quel giorno mentre gli altri pregavano e cantavano, egli non riusciva a pronunciare una parola. Gli parve di vedere in mezzo ad un prato verde la figura di Gesù, rivestito di un manto bianco, che irradiava una pace inesprimibile, mentre una voce risonava nel suo cuore: “Tu sei qui per l’ultima volta”» (6).

Zolli stesso raccontò questo ed altri fatti miracolosi della sua conversione nella sua autobiografia: «Nel 1953, - scrive Saam Waagenaar - quando ormai da parecchi anni aveva ripudiato la sua vecchia religione ed era divenuto professore di letteratura ebraica al Pontificio Istituto Biblico di Roma, Zolli decise di raccontare nei dettagli la storia della sua conversione. Quell’anno era stato invitato negli Stati Uniti a tenere una serie di lezioni sulla liturgia cristiana all’Università di Notre Dame dell’Indiana. A Washington s’incontrò con l’Arcivescovo Amleto Giovanni Cicognani, (...) e con lui parlò dell’idea di scrivere una specie di autobiografia in cui fossero ben spiegati il perchè e il come della sua conversione... Il progetto andò in porto e ne sortì un libro intitolato Before the Dawn (Prima dell’Alba) che fu messo in vendita l’anno successivo da una casa editrice cattolica di New York (...). La figura di Cristo, narra Zolli, lo colpì sin da quando aveva dodici anni, allorchè frequentava la casa di un compagno di scuola cristiano a Stanislavow in Austria... Ad una parete della casa dell’amico c’era un crocifisso ed egli, “alzando gli occhi, restava a lungo a guardare la figura appesa alla croce. Questa contemplazione... avveniva non senza un certo turbamento del mio animo”.

Individuata così l’origine di quella conversione che doveva aver luogo più di mezzo secolo dopo, Zolli rievocava i circa trent’anni durante i quali era stato Rabbino Capo di Trieste, mettendo in rilievo come in tutto quel tempo “il seme della vita cristiana che l’invisibile mano di Dio aveva gettato nella mia anima cominciò a svilupparsi con sempre maggior vigore”. Tuttavia “non avvertivo ancora nessun conflitto tra questo sviluppo e la mia funzione di membro della Comunità religiosa ebraica”.

Mentre dunque in lui “L’Antico e il Nuovo Testamento si venivano mescolando in un tutto armonico”, una sera “del 1917 o ‘18” ch’era intento a scrivere un articolo dovette deporre a un certo punto la penna “e come in trance cominciai ad invocare il nome di Gesù... Non ebbi pace finchè non Lo vidi, come in un grande quadro senza cornice, nell’angolo buio della stanza”. Zolli sentì in quel momento che “Gesù era entrato come ospite” nella sua vita interiore. 


Nel 1944 ebbe una nuova visione, questa volta decisiva. Per gli Ebrei quello era un giorno specialissimo, il più santo dell’anno: 

Jom Kippur, il Giorno dell’Espiazione. ......Continua 2nda parte ->



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