«Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?». [34]Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?». [35]Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?».
[36]Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». [37]Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». [38]Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?». E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui nessuna colpa. [39]Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?».
[40]Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. [2]E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: [3]«Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. [4]Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa». [5]Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!». [6]Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa». [7]
Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
[8]All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura [9]ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: «Di dove sei?». Ma Gesù non gli diede risposta. [10]Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». [11]Rispose Gesù: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande».
In questo momento decisivo, il Creatore e Signore del mondo, Verbo Incarnato, ha dinanzi a sé le due città più importanti dell'avventura umana, Gerusalemme e Roma. Gerusalemme lo vuole morto. Roma lo vuole vivo. Gerusalemme sa chi Egli è, e lo vuole morto.
Roma non sa chi egli è, ma intuisce che è innocente e teme un qualcosa che non comprende, e lo vuole salvo. Roma ha paura degli uomini di Gerusalemme e ha paura di un Uomo di cui non comprende l'origine e lo scopo. Ma sceglie, in un suo governatore, di darla vinta a Gerusalemme.
Nonostante questo, Dio ha già compiuto la sua scelta, e questa non è per Gerusalemme che Lo tradisce, ma per Roma che sarà destinata ad accoglierLo e ad accogliere e a portare in tutto il mondo la sua Chiesa.
Nonostante Pilato, è Roma che vince su Gerusalemme. A Gerusalemme vi è un sepolcro vuoto, anche se questo sepolcro rimane in sé il luogo più importante del mondo. A Roma rimane il destino di ogni uomo e della storia umana.
Massimo Viglione, storico e scrittore insegna presso l'Universita' Europea Regina Apostolorum di Roma