Racconta in un recital di non essere più omosessuale grazie alla riscoperta della fede.
Per l’Arcigay è «omofobia»!!!
Per l’Arcigay è «omofobia»!!!
"Non appena verrà approvata la legge contro l’omofobia, avvieremo azioni legali contro eventi del genere». Accade a Bisceglie (Puglia), dopo la messa in scena di uno spettacolo patrocinato da Comune e Pastorale Giovanile"
«Non appena verrà approvata la legge contro l’omofobia, avvieremo azioni legali contro eventi del genere». Chi ancora avesse dei dubbi su che cosa accadrà dopo che il ddl Scalfarotto sarà approvato in parlamento, deve solo leggere questa storia.
A Bisceglie (Puglia) è stato messo in scena uno spettacolo dal titolo «Il mio canto libero», organizzato dalla comunità Arca dell’Alleanza, all’interno della pastorale giovanile e col patrocinio dell’amministrazione comunale. Vi si narra il percorso di una persona omosessuale che, riscoprendo la fede, riscopre anche la propria eterosessualità. Accade, però, che l’Arcigay Bat denunci lo spettacolo, attacchi il comune per aver patrocinato l’evento e minacci contromanifestazioni se questo sarà riproposto. Secondo l’Arcigay il recital è «omofobo» e sostiene «teorie riparative di guarigione dall’omosessualità». Secondo il presidente dell’Arcigay, Flavio Romani, si tratta di «un messaggio falso e scellerato che infierisce sul disagio e il senso di inadeguatezza che i giovani omosessuali sono costretti a provare nel nostro Paese e che oggi ha i connotati di una vera e propria emergenza».LA SINISTRA CON L’ARCIGAY. Accanto a Romani si sono schierati i partiti di sinistra quali Sel, Pd, Lista civica Bisceglie Svolta, Presidio Antifascista. Il piddino e onorevole – di stampo “lettiano” – Francesco Boccia, col collega Angelantonio Angarano, ha sostenuto che «l’amministrazione comunale deve tutelare tutti i cittadini senza distinzione di orientamento sessuale e non dovrebbe patrocinare pubblici spettacoli che possano, anche lontanamente, far riferimento a rappresentazioni che poggiano su pregiudizi come quelli per cui si giunge a definire l’omosessualità come “una malattia” guaribile. Ribadiamo che l’omofobia, intesa come la paura e l’avversione irrazionale nei riguardi dell’omosessualità, non è una patologia clinica ed è considerata alla stregua del razzismo, della xenofobia e dell’antisemitismo dalla stessa Unione Europea».
PAPA FRANCESCO. Il presidente della Comunità Arca dell’Alleanza, Leonardo Trione, ha replicato che lo spettacolo voleva comunicare «solo la testimonianza di un ragazzo che ha dato un senso alla sua vita attraverso l’incontro con Dio. La sua situazione di disagio, dovuta all’assenza della figura paterna, lo aveva portato ad avere una propensione omosessuale. Adesso, invece, quella persona è felicemente fidanzata con una donna. Parliamo però di un vissuto intimo che non si può assolutizzare né generalizzare». Trione ha anche chiarito, a differenza di quel che ha voluto far credere l’Arcigay, che «in nessun passaggio del copione si dice che l’omosessualità è una malattia che si può curare con la terapia della preghiera. Questa è una falsità diffusa dall’Arcigay».
Il presidente dell’Azione Cattolica diocesana, Antonio Citro, ha difeso il recital: «Condividiamo completamente i contenuti espressi nella serata (il racconto di una storia vera di un omosessuale che scopre Dio e in quel caso riscopre anche la sua eterosessualità), principi stessi della Chiesa Cattolica. Il timore, in verità, è che venga ferito il diritto fondamentale alla libera espressione della propria opinione e riprendiamo anche le parole del Santo Padre Francesco: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?”». Citro poi ha aggiunto: «Noi siamo convinti che l’omosessualità sia una malattia, ma una tendenza da accogliere senza pregiudizi. Tuttavia il dato creazionabile è innegabile: esistono uomini e donne. In questo senso, personalmente, ritengo l’omosessualità una cosa non naturale, un’inclinazione che non escludo si possa modificare attraverso la preghiera».
Fonte: Omofobia. Il caso dello spettacolo di Bisceglie | Tempi.it
A Bisceglie (Puglia) è stato messo in scena uno spettacolo dal titolo «Il mio canto libero», organizzato dalla comunità Arca dell’Alleanza, all’interno della pastorale giovanile e col patrocinio dell’amministrazione comunale. Vi si narra il percorso di una persona omosessuale che, riscoprendo la fede, riscopre anche la propria eterosessualità. Accade, però, che l’Arcigay Bat denunci lo spettacolo, attacchi il comune per aver patrocinato l’evento e minacci contromanifestazioni se questo sarà riproposto. Secondo l’Arcigay il recital è «omofobo» e sostiene «teorie riparative di guarigione dall’omosessualità». Secondo il presidente dell’Arcigay, Flavio Romani, si tratta di «un messaggio falso e scellerato che infierisce sul disagio e il senso di inadeguatezza che i giovani omosessuali sono costretti a provare nel nostro Paese e che oggi ha i connotati di una vera e propria emergenza».LA SINISTRA CON L’ARCIGAY. Accanto a Romani si sono schierati i partiti di sinistra quali Sel, Pd, Lista civica Bisceglie Svolta, Presidio Antifascista. Il piddino e onorevole – di stampo “lettiano” – Francesco Boccia, col collega Angelantonio Angarano, ha sostenuto che «l’amministrazione comunale deve tutelare tutti i cittadini senza distinzione di orientamento sessuale e non dovrebbe patrocinare pubblici spettacoli che possano, anche lontanamente, far riferimento a rappresentazioni che poggiano su pregiudizi come quelli per cui si giunge a definire l’omosessualità come “una malattia” guaribile. Ribadiamo che l’omofobia, intesa come la paura e l’avversione irrazionale nei riguardi dell’omosessualità, non è una patologia clinica ed è considerata alla stregua del razzismo, della xenofobia e dell’antisemitismo dalla stessa Unione Europea».
PAPA FRANCESCO. Il presidente della Comunità Arca dell’Alleanza, Leonardo Trione, ha replicato che lo spettacolo voleva comunicare «solo la testimonianza di un ragazzo che ha dato un senso alla sua vita attraverso l’incontro con Dio. La sua situazione di disagio, dovuta all’assenza della figura paterna, lo aveva portato ad avere una propensione omosessuale. Adesso, invece, quella persona è felicemente fidanzata con una donna. Parliamo però di un vissuto intimo che non si può assolutizzare né generalizzare». Trione ha anche chiarito, a differenza di quel che ha voluto far credere l’Arcigay, che «in nessun passaggio del copione si dice che l’omosessualità è una malattia che si può curare con la terapia della preghiera. Questa è una falsità diffusa dall’Arcigay».
Il presidente dell’Azione Cattolica diocesana, Antonio Citro, ha difeso il recital: «Condividiamo completamente i contenuti espressi nella serata (il racconto di una storia vera di un omosessuale che scopre Dio e in quel caso riscopre anche la sua eterosessualità), principi stessi della Chiesa Cattolica. Il timore, in verità, è che venga ferito il diritto fondamentale alla libera espressione della propria opinione e riprendiamo anche le parole del Santo Padre Francesco: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?”». Citro poi ha aggiunto: «Noi siamo convinti che l’omosessualità sia una malattia, ma una tendenza da accogliere senza pregiudizi. Tuttavia il dato creazionabile è innegabile: esistono uomini e donne. In questo senso, personalmente, ritengo l’omosessualità una cosa non naturale, un’inclinazione che non escludo si possa modificare attraverso la preghiera».
Fonte: Omofobia. Il caso dello spettacolo di Bisceglie | Tempi.it